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Articolo inserito in data 08/11/2009 22:23:51
Grotte in Centro Italia
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Umbria - BUCO BUCONE - 16 dicembre 2006

L'influenza mi costringe a un forzato riposo, per cui continuo nel recupero di relazioni che reputo interessanti per la grotta descritta e il particolare tipo di avventura che vi ho vissuto. Questa risale a 3 anni fa: partimmo in due per l'Umbria dopo aver scaricato da internet la scheda tecnica di un abisso dal nome curioso e aver riempito quattro sacchi con corde, moschettoni, piastrine e carabattole varie. Una volta usciti proseguimmo verso Terni per partecipare alla festa di compleanno di Luca Budassi... ci sarà qualche amico, aveva detto... eravamo una quarantina!
Il giorno dopo tornammo in grotta, ma questa è un'altra storia.

Il buco Bucone (Perugia)

Da Gualdo Tadino si prende la strada che sale verso Valsorda (indicazioni); arrivati qui si devia a destra per il monte Serrasanta (indicazioni) e appena sotto l'eremo, che si riconosce facilmente, si parcheggia nell'ampio piazzale a destra nei pressi di un tornante.
Si prosegue a piedi verso sud, tagliando il versante del monte (eremo in alto a sinistra) mantenendosi sempre alla stessa quota.
Servono al massimo 5 minuti per individuare l'ingresso, nei cui pressi si trovano un alberello isolato, un mucchio di detriti ricordo del lungo lavoro di disostruzione e un palo metallico che si eleva sopra un'arruginita scatola biancastra con la scritta "osservatorio sismico - rilevamento terremoti - non toccare"... Francesco voleva legarvi la corda per scendere nel primo pozzo... sai che scosse avrebbe segnalato l'aggeggio!

Se la descrizione sopra non bastasse per giungere all'imbocco della grotta, queste sono le sue coordinate (ED50):
N 43°14'20,0"
E 12°48'46,9"

Passo ad illustrarvi l'avventura!

Premessa: io sono uno speleologo mediocre, abbastanza esperto, ma certamente non forte fisicamente, almeno non quanto gli speleologi veri, quelli che esplorano in posti che vedranno quasi solo loro, che fanno micidiali punte a -1000 e sono veri e propri splendidi, indistruttibili cinghiali ipogei; Francesco è giovane e fisicamente integro, quando non "festeggia" la sera prima, ma fino ad ora sarà stato sì e no in 5 grotte serie, sempre seguendo gente capace... oggi, fra l'altro, ha ben pensato di dimenticare la bombola a casa...
Gli altri... non ci sono... già, perchè siamo solo in due, e nessuno di noi conosce la grotta.

In mano ho un rilievo e una scheda d'armo scaricata da internet, nei 4 sacchi quasi 300 metri di corde, 35 moschettoni, una decina di piastrine, carburo, acqua, cibo, pile e ciarpame vario.
Non sono preoccupato per gli armi (fino ad ora sono sempre arrivato dove ho voluto e nel peggiore dei casi, se per un qualche motivo non riuscirò ad attaccare una corda, torneremo indietro... o scenderemo "alla vigliacca"...), ma per i cunicolotti e le strettoie di cui si parla nella relazioncina: affrontarli con tanto materiale, quindi riportare su tutto potrebbe non essere semplice.

Partiamo: lego una 60m al tubo Innocenti steso sopra la grata principale e mi calo dentro. Subito un deviatore e uno scivolo ricoperto di detriti di varie dimensioni.
Problema 1: qui viene giù tutto e occorrerà molta attenzione, specie nel maneggiare e trascinarsi dietro i sacchi.
Individuo una fessura e dopo aver atteso Francesco mi ci infilo: sono in cima al pozzo Mara. Il bucotto appena affrontato potrebbe essere fastidioso in salita con i "bigattoni" che ci stiamo trascinando dietro... ci penseremo poi.
Un paio di frazionamenti e scendo fino a un terrazzo, un traverso con altri due frazionamenti e raggiungo la base; raggomitolo ciò che resta della corda per proteggerla dall'eventuale caduta di pietre, mi sposto e "do il libera".

Sento strisciare, e contemporaneamente il grido che aspettavo: "... SASSO... SASSO, ATTENTO!!".
L'esplosione è contenuta, a 4 o 5 metri da me, ma un frammento mi passa vicino... cazzo, tutto ciò che arriva da su, anche da fuori, si incanala e piove qui... mi riparo dietro un masso bloccato da un cavo metallico!
Di nuovo assieme proseguiamo nel cunicolotto, la Truppella, aperto fra macigni ingabbiati (!?!) e raggiungiamo l'imbocco del pozzo Po.
Nota: ci sono piastrine fisse ovunque e io ne aggiungerò in tutto solo 3 o 4 per agevolare l'ingresso, e soprattutto l'uscita, nelle verticali.

Attacco una 35m e vado: il salto è tranquillo, a gradoni; utilizzo un deviatore.
Problema 2: la roccia in vari punti pare piuttosto tagliente per cui è fondamentale non sottovalutare la ricerca dei frazionamenti che si reputano giusti.
Giunto in fondo, oltrepasso un arco di roccia e comunico al mio compagno di partire.
Ora siamo sull'orlo di un salto di una decina di metri, il Cecapolli: sistemo una 20m poi, appena sotto, un deviatore, che Francesco correggerà (occorre veramente attenzione perchè dall'inizio alla fine progredendo in questa grotta l'impressione è che basti un nulla per lesionare una corda, e a volte ancora meno per gettarsi in testa una pietra), e scendo.
Da un pertugio individuo il pozzo Speranza: lego una 24m, lascio un sacco finalmente vuoto e parto felice, poi mi fermo dubbioso e imprecando risalgo per un paio di metri perchè ho saltato un frazionamento.

Ci troviamo su un terrazzo; ai nostri piedi riconosciamo tre aperture: una grande, a sinistra, inquietante, che introduce al profondo pozzo cieco (P30) chiamato Cometa Rossa e le due minori che si gettano nel pozzo San Nicolò.
A noi interessa quella a destra: attacco una 45m, saluto Francesco che nel frattempo si sta impegnando nella realizzazione di un complesso servizio fotografico ottenendo a mio parere, probabilmente per caso, una serie di immagini notevoli, e vado. Supero un terrazzo ricoperto di detriti e proseguo aldilà di un restringimento, quindi piombo in quella che pare una piccola camera allungata. Mi allontano e segnalo il "via libera".

Il gradino sottostante è affrontabile facilmente in libera; ora camminiamo per almeno 30 secondi (!) lungo una stretta diaclasi fino a raggiungere il pozzo Tagina. Sopra si trova una saletta da dove ho letto essere partita la risalita di un lungo camino.
Lego una 35m e abbandono finalmente un secondo sacco vuoto: ce ne restano altri due che paiono macigni... ci metteremo un secolo a portare fuori tutto!
Siamo ai piedi dell'ultima verticale seria della grotta; davanti a noi quelli che si chiamano i Mazzaburelli, cioè, come dice la descrizione che ho scaricato da internet, "una serie continua di strettoie e brevi salti, spesso a buca da lettere...".

Parto strisciando e trovo subito la prima fessura... c'è una corda. Retrocedo un poco e mi giro, poi attacco il discensore e passo. Un terrazzino mi permette di recuperare i sacchi e soprattutto mi tranquillizza per il ritorno perchè è probabile che faciliti la risalita.
Qualche metro e atterro in una camera rotonda.
Arriva Francesco che subito si infila nella fessura successiva; mi comunica che anche nel secondo pozzetto c'è una corda fissa. Torna fuori e assieme decidiamo di lasciare indietro un sacco; in quello che portiamo appresso mettiamo una 20m, qualche moschettone e altrettante piastrine, una carrucola (casomai mi si dovesse "scastrare" da un qualche buco...), una bottiglia d'acqua e poco altro.
Ripartiamo: fessura e saltino, cameretta, fessura e saltino, e fessura e saltino...

Francesco mi avverte che quello che ha davanti ora pare una verticale più alta e anche qui vi è una corda fissa... bene, penso, probabilmente è il pozzo terminale e sicuramente abbiamo portato fin qui un sacco di corde, brevi per fortuna, inutili (per la cronaca: 15m, 13m, 8m, 11m, 20m, casomai qualcun altro non si fidasse e volesse avere con sè il necessario per armare tutti questi gradoni).
Piombo in un piccolo spazio dall'aspetto tetro dove mi accorgo che qualcosa non torna: sono solo... non può essersi infilato nell'insulso pertugio fangoso che si apre di fronte a me... non può...

Si scende ancora, e si striscia, e si fatica, poi ritrovo Francesco che mi sta aspettando davanti a un melmoso bucanotto semiallagato:
"Io sono a posto così, per me chiude, se vuoi proseguire tu..."
"In quel orifizio... manco se mi paghi... cosa pensavi, di sbucare nelle fogne di Gualdo Tadino?!? Il rilievo è terminato 10 metri fa, assieme alla mia voglia di andare oltre...".
Per scrupolo sbircio aldilà dello stretto passaggio: il cunicolotto continua, ma il suo aspetto è orrido e l'idea di fare 5 metri in più in un simile ambiente con ciò che mi aspetta prima di tornare all'aria aperta mi pare particolarmente stupida... torniamo indietro.
E' incredibile: siamo bagnati e ricoperti di fango in una grotta descritta come totalmente asciutta!

Un paio di fessure sono faticose soprattutto per l'ingombrante peso che stiamo trainando, ma alla fine risultano tutte più semplici di quanto era sembrato scendendo.
Essere solo in due ha anche qualche vantaggio: non si fa in tempo ad agghiacciarsi attendendo in fondo o sopra i pozzi, poi il quantitativo di pietre che precipitano è limitato e lo sono pure gli sfregamenti delle corde, se si escludono i "voletti" che ho fatto disarmando, ed infine si sa sempre com'è dislocato il resto del gruppo...

Alle 19.30, dopo 9 ore, siamo fuori; quello che vediamo lascia senza fiato: ci troviamo a 1270 metri d'altezza, nel buio più assoluto, quasi in cima ad un monte, e davanti a noi, 700 e rotti metri sotto, si stende luminosissimo il borgo di Gualdo Tadino. A perdita d'occhio decine di piccoli centri si mostrano come minuscoli falò multicolori isolati in un mare di tenebre; si intuisce la presenza di colline perchè luci apparentemente vicine sono a livelli diversi... un'immagine simile dopo tanto tempo passato sottoterra crea sensazioni che non si possono descrivere... a volte è una fortuna essere speleologi, te ne accorgi di fronte a torrenti e cascate che puoi osservare solo tu, a sale con tante e tali concrezioni candide da farti dubitare della loro appartenenza alla tua realtà, semplicemente delle tue percezioni, e da farti trattenere il respiro per la paura di danneggiare il fragilissimo capolavoro di cristallo di cui sei ospite casuale, magari il primo da sempre, ma te ne accorgi maggiormente respirando un'aria come questa quassù, in silenzio, al buio, lontani da tutto eppure consapevoli dell'esistenza di un fantastico universo colorato che le tenebre possono nasconderti solo per qualche ora.
Uno speleologo, come un alpinista, se vuole, vede più in là, percepisce l'essenza reale delle cose, se vuole...

Si parte per Terni dove ci aspetta la festa di compleanno di Luca... aveva parlato di pochi amici... io ne sto contando almeno 30 (una trentacinquina, dice lui!), ci hanno accolto come se appartenessimo al loro gruppo, come se abitassimo a due passi, come se fosse normale "zompare" quaggiù, a quasi 300 km da casa, per una pizza e qualche brindisi, come se ci conoscessimo da sempre... a pensarci bene è realmente così, quando un amico diventa tale è come se lo fosse sempre stato... sono stanchissimo, basta vino, ora, se no mi commuovo... se no mi ribalto...

Apro gli occhi... credo sia mattina... le ultime braci del camino colorano di rosso le pareti della taverna di Barbara e Luca, la testa gira... bevo un po' di caffè, poi partiamo per i pozzi della Piana.

Alcune foto sono di Francesco Ventimiglia, dello Speleo Club Forlì

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